Lo so non ha molto a che vedere con ansia e depressione, ma è un male molto comune, molti dei nostri soci ne sono soggetti, per cui vediamo di capirne un po’ di più.

EMICRANIA
È la forma di mal di testa più diffusa. Colpisce, secondo le stime, circa 10-12 milioni di italiani, in particolare donne. È l’emicrania, una condizione fortemente disabilitante, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità la pone al diciannovesimo posto della graduatoria delle malattie disabilitanti.

Un dolore pulsante che peggiora quando ci si muove
Per emicrania s’intende un tipo particolare e specifico di cefalea (o mal di testa), che può durare da qualche ora a qualche giorno. Si tratta di una cefalea “primaria”, cioè non secondaria ad altre malattie come malattie del cervello e del resto dell’organismo (ipertensione, infezioni, distiroidismo). È caratterizzata da un dolore abitualmente localizzato da un solo lato e da dolore pulsante, in genere accompagnato da vomito, nausea, fotofobia e fonofobia, ovvero l’intolleranza alla luce e ai rumori. In alcuni casi il dolore è preceduto da un’alterazione più frequentemente visiva, ma anche tattile, uditiva, o talvolta emotiva, di breve durata (venti minuti al massimo nella gran parte dei casi) chiamata “Aura”. Patologia particolarmente complessa, coinvolge molte parti del cervello, il quale, sotto attacco, affronta uno stress biochimico e funzionale particolarmente intenso (all’origine sembrerebbe esserci un particolare processo caratterizzato dallo spasmo rapido dei vasi encefalici seguito da una prolungata vasodilatazione). Anche l’organismo nei casi più intensi partecipa e reagisce all’attacco: il paziente non tollera i diversi stimoli sensoriali, compresi i propri stessi movimenti, oltre ai suoni, agli odori, alle luci etc. e cerca quindi una condizione di riposo motorio e psicosensoriale assoluti. A essere più colpite sono le donne, soprattutto ma non esclusivamente, in età fertile. Anche se non ci sono evidenze di particolari tipologie caratteriali più colpite di altre, inoltre, sembra che il soggetto emicranico “tipo” abbia un certo spirito artistico e nei ragazzi una tendenza all’impegno scolastico o sportivo più intensi.

Sbalzi ormonali, cambiamenti di ritmo, cibi tra le cause
Tra le cause più comuni, oltre a una predisposizione individuale, ci sono le oscillazioni ormonali legate al ciclo mestruale o le alterazioni del ritmo sonno-veglia (tipica è l’emicrania che insorge nel week end quando si va a letto e ci si sveglia più tardi). Esistono poi altri fattori che possono favorirne la comparsa, anche se sono molto variabili da persona a persona: stress, rumori assordanti, odori pungenti, luce troppo forte fissata a lungo, sforzo visivo per uso prolungato del computer, esposizione a caldo o freddo. Per quanto riguarda invece i cibi, spesso additati come fattori scatenanti, sono note le cefalee da cioccolato, da formaggi stagionati o da glutammato contenuto nel dado da brodo. Esistono poi anche altri alimenti specifici, diversi per ognuno, che possono scatenare attacchi di mal di testa. Una credenza comune è quella che sostiene che il mal di testa venga per una cattiva digestione: in realtà cefalea e digestione alterata sono due eventi che hanno all’origine la stessa causa, ovvero un’“onda” anomala di serotonina, e non l’una causa dell’altra. Detto questo in una percentuale significativa di casi, alcuni cibi o bevande scatenano un’emicrania con un meccanismo più complesso di una semplice cattiva digestione.

Le cure: al bisogno o preventive
Oggi abbiamo terapie di cura e di prevenzione molto efficaci, ma purtroppo non sempre definitivamente curative, né efficaci su tutte le persone. È comunque vero che l’emicrania è una malattia spesso fortemente invalidante, che interferisce anche pesantemente sulla qualità di vita della persona che ne soffre. Arrendersi senza aver sperimentato le varie possibilità che la medicina moderna offre è un inutile errore. La scelta del farmaco è molto delicata e va personalizzata a seconda dell’entità, delle frequenza del disturbo e delle caratteristiche del paziente. In caso gli attacchi non siano troppo frequenti, la strategia più efficace è assumere, appena compare la crisi (più tempestivamente si prende più chance si hanno di interrompere il meccanismo del dolore), una compressa di triptani, i nuovi farmaci antiemicranici specifici per questo tipo di mal di testa che hanno rivoluzionato l’approccio alla cura di questa patologia. Se, invece, il problema è più frequente (più di 3-6 volte al mese), gli attacchi durano a lungo (48-72 ore) e sono molto disabilitanti, esistono terapie di prevenzione, cosiddette profilattiche, con farmaci di varia natura dagli integratori (ad esempio magnesio, Ginkgo biloba) a farmaci più importanti che agiscono con meccanismi diversi sul sistema nervoso centrale riducendo la frequenza degli attacchi. Talvolta anche la caffeina può avere un effetto positivo su un’emicrania, anche se bisogna ricordare che alcune emicranie sono invece provocate da un eccesso di caffeina. Ci sono poi terapie farmacologiche che hanno dimostrato una certa efficacia nel contrastare l’emicrania: tra queste un ruolo di primo piano spetta all’agopuntura. Da alcuni anni sono in commercio anche alcuni dispositivi che sfruttano una leggera stimolazione elettrica delle aree cerebrali in cui si sviluppa il mal di testa (alcuni agiscono fermando l’attacco, altri si indossano come un cerchietto sulla fronte per venti minuti al giorno per quattro mesi), ma sono ancora tuttavia molto costosi e dagli effetti non standardizzati. Per le cefalee emicraniche ad alta frequenza sta invece avendo un ottimo riscontro la terapia con la tossina botulinica, che in questi casi utilizza dei meccanismi d’azione completamente diversi da quelli che si usano in medicina estetica. In ogni caso, per contrastare efficacemente l’emicrania il primo passo è evitare il “fai da te” e rivolgersi a un neurologo esperto in cefalee o a uno dei Centri Cefalee diffusi sul territorio per un corretto inquadramento della malattia e della cura più adatta.

Si parla di emicrania cronica quando si verificano più di quindici attacchi di emicrania al mese, da più di tre mesi e in assenza di una cefalea da over-use (abuso di farmaci) [box style=”rounded” border=”full”]A volte è colpa di troppi antidolorifici
All’origine dell’emicrania, soprattutto cronica, ci può essere anche l’abuso di farmaci anti-dolorifici (over-use). Proprio così. Questi farmaci, specifici per la patologia, infatti, se assunti in dosi eccessive finiscono per interagire con i circuiti neurofisiologici di controllo del dolore, portando addirittura a un peggioramento dei sintomi. Il mal di testa così si cronicizza trasformando cefalee episodiche in cefalee croniche. Il sospetto di abuso è già presente quando il paziente assume analgesici per più di 2-3 giorni a settimana.[/box]

a cura del Dott. CARMELO EROS MALARA
Specialista in Neurologia
AMBULATORIO DI NEUROLOGIA A.O. PAPA GIOVANNI XXIII BERGAMO

fonte: bgsalute.it