ANTIDEPRESSIVI
Si usano di più, ma siamo più depressi?

Italiani e antidepressivi, un tema caldo, che si ripropone e su cui si ritorna periodicamente a volte con toni po’ troppo allarmistici. I mezzi d’informazione non perdono l’occasione di interrogarsi: “Quando questi farmaci devono essere utilizzati? Sono realmente efficaci?”.
E molto spesso sentenziano, magari con troppa facilità: “È boom di prescrizioni!”.

L’ultimo rapporto proviene dall’Osservatorio nazionale Osmed (La relazione sull’uso dei farmaci in Italia nei primi 9 mesi del 2011) e ha fatto il giro dei media, giornali, internet e tv, che hanno messo in evidenza come il consumo di antidepressivi in Italia sia cresciuto vertiginosamente (si parla di dosi raddoppiate negli ultimi 10 anni).
Abbiamo sottoposto i dati a Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2 e Presidente della Società Italiana di Psichiatria.
Cosa emerge dall’analisi del rapporto?
Sfogliando la relazione si evidenza come tra il 2010 e il 2011 ci sia stato un leggero incremento della spesa e dei consumi degli antidepressivi. In particolare, per i farmaci di ultima generazione, la spesa è cresciuta dello 0,7% e il consumo dell’1,8%. Variazioni molto modeste, tanto è vero che nella “classifica” dei primi 30 principi attivi per spesa territoriale compare un solo farmaco antidepressivo, l’escitalopram, al 16° posto.

Cosa dire dei consumi che sembrano essere raddoppiati negli ultimi 10 anni?
Io non ho avuto modo di verificare questi dati, comunque che questi farmaci si usino di più non è una novità e non deve allarmare. Gli antidepressivi, infatti, negli ultimi anni hanno avuto un progressivo allargamento delle indicazioni terapeutiche.

Cioè con questi farmaci non si cura più solo la depressione?
Sì, vengono utilizzati anche per altre patologie diverse dalla depressione maggiore. Ad esempio oggi a chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo o di un disturbo d’ansia è più facile che venga prescritto un antidepressivo, perché più efficace, piuttosto che un ansiolitico. A ciò si deve aggiungere un altro fattore non trascurabile.

Di cosa si tratta?
Di una maggiore attenzione per questa patologia da parte dei medici di medicina generale che ha spinto sempre più pazienti a cercare la giusta cura e ad essere trattati sempre più precocemente. Oggi le tecniche di diagnosi sono migliorate e si colgono sul nascere patologie sfumate che un tempo sfuggivano.
In sostanza nell’aumento delle prescrizioni si può leggere una cura più tempestiva ed efficace più che un abuso. Una chiave di lettura da non trascurare visto che continuamente si sottolinea come la depressione colpisca sempre più persone…
I risultati delle ricerche confermano in tutto il mondo un aumento della depressione, soprattutto nei Paesi sviluppati e nelle grandi città. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il trend di diffusione dei disturbi depressivi nella popolazione generale purtroppo proseguirà, tanto che nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia invalidante nel mondo e la prima per diffusione.

Qual è la situazione in Italia e nel mondo?
La probabilità di ammalarsi di depressione maggiore, nel nostro Paese resta bassa: la più bassa d’Europa. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Italia, circa il 10 per cento degli adulti è vittima, almeno una volta nella vita, della depressione maggiore. In Francia e in Olanda, ad esempio, i valori sono doppi. Persino in Spagna, Paese latino, la depressione ha un’incidenza più alta che da noi.

Tratto da: Il Giornale di Niguarda