Il disturbo disforico premestruale va considerato a tutti gli effetti un disturbo depressivo, analogo al disturbo depressivo maggiore ma si distingue da quest’ultimo per il fatto di determinare sintomi psicoemotivi periodici e di durata limitata nel tempo, in concomitanza con il calo drastico di estrogeni caratteristico della fase post ovulatoria del ciclo mestruale. A soffrirne è circa l’1,5-2% delle donne in età fertile mestruate (dato di prevalenza nell’arco di 12 mesi).

[box style=”rounded” border=”full”]SINTOMI E DIAGNOSI DEL DISTURBO DISFORICO PREMESTRUALE
Per poter stabilire che è presente un DISTURBO DISFORICO PREMESTRUALE, nella settimana che precede l’inizio del flusso, devono essere presenti almeno 5 sintomi distintivi, che tendono ad attenuarsi dopo l’arrivo delle mestruazioni, per scomparire pressoché completamente nella settimana successiva.

In particolare, devono essere presenti uno o più sintomi tra:

  • Marcate oscillazioni del tono dell’umore (notevole tristezza improvvisa, pianto ingiustificato, sbalzi d’umore, suscettibilità al rifiuto ecc.)
  • Marcata irritabilità o rabbia o aumento dei conflitti interpersonali
  • Umore estremamente depresso, sentimenti di disperazione e forte tendenza all’autocritica
  • Ansia e/o tensione notevoli, “nervi a fior di pelle”.

In aggiunta, devono essere contemporaneamente presenti uno o più sintomi (fino a un totale di almeno 5) tra:

  • Diminuzione dell’interesse nelle attività abituali (lavoro, studio, sport, hobby, amici, famiglia ecc.).
  • Difficoltà di concentrazione
  • Letargia, facile affaticabilità, mancanza di energia
  • Modificazione dell’appetito, tendenza a mangiare più del solito e/o forte desiderio di specifici cibi (in particolare, dolci, grassi o particolarmente gratificati)
  • Aumento o diminuzione del bisogno di dormire.
  • Senso di sopraffazione e di perdita di controllo sulla propria vita
  • Sintomi fisici come indolenzimento e tensione al seno, dolore articolare e muscolare, sensazione di gonfiore, aumento di peso.[/box]

La combinazione di almeno 5 dei sintomi citati, di intensità disturbante, deve ripresentarsi nella maggioranza dei cicli mestruali sperimentati nell’arco di 12 mesi. Fattori culturali, sociali, economici e il livello di istruzione possono influenzare l’espressione dei diversi sintomi del disturbo disforico premestruale e renderlo più o meno invasivo nella vita quotidiana.


Insorgenza e fattori di rischio del disturbo disforico premestruale
Il disturbo disforico premestruale può insorgere in un qualunque momento della vita fertile e, in alcuni casi, peggiora negli anni che precedono la menopausa, per poi sparire completamente nel periodo successivo. L’assunzione di terapia ormonale sostitutiva può, tuttavia, promuovere il ritorno del disturbo, evidenziando una volta di più lo stretto legame tra tono dell’umore ed equilibrio ormonale femminile.

Esistono alcuni fattori di rischio riconosciuti che possono rendere più probabile lo sviluppo di disturbo disforico premestruale. In particolare, si tratta di:

  • Stress di qualunque natura (lavorativo, psicofisico, in ambito familiare ecc.).
  • Storia di traumi relazionali/interpersonali
  • Cambiamenti stagionali
  • Fattori socioculturali relativi alla vita sessuale e ai rapporti uomo-donna
  • Ereditarietà (50% circa dei casi)
  • Interruzione dell’assunzione di un anticoncezionale ormonale (caratterizzati da un’azione protettiva).

Da non confondere con…

Il disturbo disforico premestruale non coincide con la “sindrome premestruale” per la cui diagnosi non è richiesta la presenza di 5 sintomi tra quelli elencati né l’obbligatorietà della presenza di sintomi affettivi. Pur comparendo con la stessa cadenza e durata temporale, la sindrome premestruale determina generalmente un disagio meno marcato e caratterizzato principalmente da sintomi fisici e/o comportamentali. A maggior ragione il disturbo disforico premestruale non va confuso con la dismenorrea, che comporta sintomi pressoché esclusivamente fisici (dolore addominale, pelvico e lombare) con esordio nel giorno di inizio del flusso (o il giorno precedente) e persistenza nei 3-5 giorni successivi.


Trattamento del disturbo disforico premestruale
Trattandosi di un disturbo depressivo a tutti gli effetti, la terapia del disturbo disforico premestruale è del tutto sovrapponibile a quella del disturbo depressivo maggiore e basata principalmente sull’impiego di farmaci antidepressivi (in particolare della classe degli inibitori del recupero della serotonina, SSRI) e sul rispetto di alcune buone regole di vita che contribuiscono a mettere l’organismo femminile nelle migliori condizioni per affrontare lo stress imposto dalle oscillazioni ormonali periodiche.


Consigli utili per prevenire/attenuare il disturbo disforico premestruale

  • Seguire ritmi di vita regolari e cercare di non stancarsi troppo.
  • Dormire un numero sufficiente di ore ogni notte.
  • Seguire un’alimentazione varia ed equilibrata.
  • Non fumare e non bere alcolici (specie se si stanno assumendo farmaci).
  • Cercare di praticare ogni giorno un’attività fisica moderata.
  • Assumere un atteggiamento rilassato nei confronti della vita ed evitare/ridurre lo stress.
  • Ritagliarsi spazi da dedicare soltanto a se stessi e ai propri interessi.

Fonti:
harmoniamentis.it
DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014