Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente riguarda essenzialmente bambini e adolescenti fino a 18 anni ed è stato individuato nell’ambito della revisione del Manuale diagnostico statistico delle malattie psichiatriche – DSM V per meglio inquadrare nel contesto dei disturbi depressivi un insieme di manifestazioni emotive e comportamentali che potrebbero altrimenti essere mal interpretate, spingendo i medici a diagnosticare un disturbo bipolare in realtà non presente.

Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente si caratterizza essenzialmente per una cronica, grave e persistente irritabilità, che si esprime principalmente attraverso due tipi di manifestazioni:

  • 1) scoppi di collera verbali e comportamentali improvvisi contro cose e persone (danneggiamento di oggetti o proprietà altrui, aggressione fisica di coetanei, genitori, insegnanti ecc.), in risposta a una profonda frustrazione interna, con o senza cause scatenanti riconoscibili;
  • 2) un umore irritabile e “arrabbiato”, mantenuto in modo costante e persistente tra uno scoppio di collera e l’altro.
[box style=”rounded” border=”full”]Per poter emettere una diagnosi di DISTURBO DA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE DIROMPENTE queste manifestazioni devono essere presenti per almeno un anno e gli scoppi di collera devono essere frequenti (almeno tre volte alla settimana), verificarsi in due o più contesti (casa, scuola, attività sportiva, luoghi pubblici ecc.) e non essere in linea con lo stadio evolutivo del bambino/ragazzo (ossia troppo precoci o tardive rispetto alle capacità di ragionamento e di sviluppo psicoemotivo). L’umore irritabile/arrabbiato tra gli scoppi di collera, invece, deve essere pressoché costantemente presente, a prescindere dalle circostanze e dagli eventi esterni.

La persistenza dell’irritabilità e delle esplosioni colleriche è considerata il principale elemento diagnostico distintivo tra il DISTURBO DA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE DIROMPENTE e il DISTURBO BIPOLARE infantile, caratterizzato dal classico andamento episodico delle manifestazioni comportamentali ed emotive, intervallate da periodi di benessere.

Un ulteriore criterio chiave per la diagnosi è rappresentato dall’ETÀ D’ESORDIO che deve essere inferiore a 10 anni, ma superiore a 6 anni. Anche questo aspetto permette di differenziare tra il DISTURBO DA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE DIROMPENTE e il DISTURBO BIPOLARE, dal momento che l’esordio di quest’ultimo è molto raro nell’infanzia (<1%), mentre diventa più frequente nell’adolescenza e nei giovani adulti (16-25 anni). La presenza di DISTURBO DA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE DIROMPENTE nell’infanzia non sembra aumentare il rischio che il bambino sviluppi DISTURBO BIPOLARE negli anni successivi.[/box]

Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente è frequente tra bambini che accedono a servizi di Neuropsichiatria, in particolare tra quelli affetti anche da disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) e disturbi d’ansia, mentre la sua diffusione nella popolazione generale non è chiara, essendo legata principalmente alle segnalazioni da parte dei genitori e del personale scolastico, a loro volta influenzate dalla sensibilità individuale e dal contesto socioculturale di riferimento. Tendenzialmente, il disturbo si riscontra più spesso nei bambini maschi e meno tra le femmine e tra gli adolescenti.

Se un bambino si mostra costantemente irritabile e collerico in modo ingiustificato, deve essere richiesto un consulto medico specialistico per inquadrare le manifestazioni in una diagnosi specifica, verificarne il livello di gravità e, se necessario, avviare trattamenti mirati di tipo psicocomportamentale e/o farmacologico. Trascurare il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente può ripercuotersi negativamente non soltanto sul benessere del bambino nell’immediato, ma anche su tutta la sua vita futura, ostacolando l’apprendimento (quindi, le possibilità di successo scolastico e professionale), uno sviluppo neuropsicologico equilibrato e la creazione di relazioni familiari, interpersonali e sociali soddisfacenti e produttive. In aggiunta, intraprendere un trattamento fin dall’esordio aumenta le probabilità di esito favorevole e permette di alleviare la famiglia da un carico psicoemotivo e materiale significativo, tutelando anche il benessere di eventuali fratelli/sorelle.

Fonti:
harmoniamentis.it
DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014