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La depressione è un crescente problema di salute pubblica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disordini depressivi unipolari sono terzi nella lista delle malattie che affliggono il mondo e sono già primi nei paesi ad alto e medio reddito. La depressione è correlata a disfunzioni emotive e cognitive, ad una frequente assenza dal lavoro per malattia e al suicidio. Essa inoltre comporta la riduzione dei rapporti sociali del malato, una riduzione della produttività e il pensionamento anticipato. Tutti questi fattori risultano quindi in una riduzione generale della qualità della vita per il malato e a considerevoli costi per la società. Sono quindi in atto diverse ricerche sulle strategie preventive e sui fattori di rischio che possono essere coinvolti nell’insorgenza della depressione.

C’è una crescente evidenza che la dieta possa, anche se marginalmente, far parte di queste strategie preventive. In modi diversi, la dieta potrebbe influenzare i processi biochimici coinvolti nello sviluppo della depressione, tuttavia questo è ancora un campo nuovo della ricerca. In un primo momento la ricerca era indirizzata verso lo studio dei singoli nutrienti, ma nella realtà le persone assumono pasti complessi che contengono diversi nutrienti. Per questo motivo i diversi tipi di dieta (Mediterranea, nordica, americana/occidentale) sono stati oggetto di studio. Dalla revisione della letteratura emerge che la dieta mediterranea, caratterizzata da pesce, frutta, verdura e da diversi cibi contenenti acidi grassi (ex: omega3) e antiossidanti, potrebbe essere associata con una minore prevalenza della depressione. Una dieta sana apporta infatti una serie di nutrienti essenziali per il buon funzionamento del cervello. Gli acidi grassi poli-insaturi, per esempio, migliorano il funzionamento delle membrane cellulari del cervello (e quindi la trasmissione dei segnali nervosi) e hanno effetti benefici sugli stati infiammatori. Gli anti-ossidanti prevengono invece danni cellulari che derivano dagli stress-ossidativi.

Sembra invece che la carenza di folati (vitamine del gruppo B) causi un incremento della concentrazione di omocisteina che gioca un ruolo nella patogenesi di disordini psichiatrici.

Si può quindi concludere che, nonostante la depressione sia una patologia che ha origini multifattoriali, una dieta sana e quindi l’assunzione giornaliera di particolari nutrienti anche in dosi minime, può essere associata ad una minor incidenza di malattie depressive.

[box style=”rounded” border=”full”]Tratto da:
European Journal of Nutrition. 2014
“Dietary patterns and the risk of depression in adults: a systematic review of observational studies.”
Rahe C, Unrath M, Berger K.[/box]