METEOROPATIA facciamo un po’ di luce

Quale legame esiste tra condizioni climatiche e stato di salute? L’articolo offre spunti interessanti volti all’analisi del quadro sintomatologico della meteoropatia e del disturbo affettivo stagionale, compresi i fattori di vulnerabilità e di protezione correlata.

Da Ippocrate ai giorni d’oggi: perché le persone reagiscono in modo diverso al tempo atmosferico?

Ancora oggi molte persone si qualificano

come “meteoropatiche” attribuendo grossolanamente il dolore al ginocchio all’improvviso cambiamento del tempo oppure la loro tristezza di fine anno all’avvento dell’inverno. Che il nostro organismo conosca molti meccanismi di adattamento al clima e alle condizioni meteo è evidente: ad esempio quando la temperatura si abbassa, cominciamo a tremare oppure quando aumenta, si aziona la sudorazione. Quale legame esiste allora tra condizioni climatiche e stato di salute? L’articolo offre spunti interessanti volti all’analisi del quadro sintomatologico della meteoropatia e del disturbo affettivo stagionale, compresi i fattori di vulnerabilità e di protezione correlata.

meteoropatia

METEOROPATIA

Introduzione
La meteoropatia consiste in un insieme di disturbi psichici e fisici di tipo neurovegetativo, che si verificano in concomitanza a determinate variazioni del tempo meteorologico o delle condizioni climatiche stagionali. In effetti, già nel 400 a.C. le ricerche del medico greco Ippocrate cercavano di dare una spiegazione a questa sintomatologia. L’aria calda, lui pensava, è responsabile degli stati infiammatori della pelle e l’aria fredda porta a crampi e alle coliche; come pure la predisposizione dell’”anima” cambia secondo la posizione in cui si trova il sole.

Il soggetto “meteo-labile”
Chi soffre di meteoropatia sono quei soggetti “vulnerabili” a livello psicologico che affrontano con una certa carica emotiva, talvolta ingiustificata, tutti i momenti della vita, inoltre i soggetti ansiosi e i depressi. In pratica, chi ha delle alterazioni a carico del sistema neurovegetativo.Oggi il livello d’intolleranza alle condizioni climatiche è in continuo aumento proprio per la frequente concomitanza di fattori negativi come il sovraccarico di stress, la perdita dei valori, la continua competizione per emergere e, non ultimo, l’inquinamento atmosferico. I soggetti sensibili in questo senso spesso sono dunque anche “meteo-labili”.

Segni e sintomi
– Quali sono i segni dell’organismo precursori della meteoropatia?

Di norma, due giorni prima dell’arrivo di una perturbazione atmosferica, la persona particolarmente “meteo-labile” può avvertire vari segni fisici e psichici il cui insieme costituisce proprio la sindrome meteoropatica. Si riscontra un aumento della depressione psichica e fisica, astenia, ipotensione, mal di testa, voglia di rimanere chiusi in casa, aumento del dolore a livello articolare e muscolare soprattutto per diminuzione della soglia del dolore, difficoltà nel respirare con sensazione spiccata di “respiro corto” e un senso di peso allo stomaco. In più si possono osservare varie alterazioni dell’umore, irritabilità e sintomi che si evidenzia a carico dell’apparato cardiocircolatorio con palpitazioni, cardiopalmo, dolore retro-sternale.
– Quanto durano questi sintomi?

Uno o due giorni. Cominciano a diminuire una volta che la variazione meteorologica  è in atto, ma ritornano se ce n’è un’altra in arrivo. Tuttavia, nel caso in cui le variazioni siano una di seguito all’altra, ogni volta i sintomi diminuiscono d’intensità, perché avviene una sorta di adattamento.

 

SINDROME DEPRESSIVA STAGIONALE

Introduzione
La sindrome depressiva stagionale (S.A.D.) ha assunto il suo nome attuale negli anni Ottanta grazie al gruppo di ricerca condotto dallo psichiatra Norman Rosenthal (Istituto Nazionale di Salute Mentale di Bethesda, USA), il quale ha formulato la proposta di combattere la depressione invernale tramite le radiazioni della luce. La cosiddetta “Terapia della Luce” è divenuta nel tempo un mezzo efficace per trattare i pazienti colpiti dalla sindrome affettiva stagionale. Chi ne è colpito soffre di ricorrenti depressioni in autunno e inverno, i quali sintomi tendono a scomparire spontaneamente in primavera e in estate. L’indice terapeutico si aggira attorno tra il 2% e il 5% della popolazione attiva. Molto più rara è la variante estiva della sindrome.

Eziologia patogenica
Tre componenti biologiche giocano un ruolo chiave nel nostro stato di salute e quindi anche nel dirigere la polarità dell’umore: melatonina, serotonina e vitamina D3.

L’ormone della melatonina è detto anche “del sonno” ed è rilasciato dalla ghiandola pineale. Durante la notte noi produciamo grosse quantità di questo materiale e il nostro orologio interno ne regola il rilascio delle prime irradiazioni solari della mattina, fino al suono della sveglia, dopodiché frena la successiva secrezione. Durante i mesi invernali il quantum della melatonina rimane accresciuto durante il giorno ed è per tale ragione che ci sentiamo talvolta fiacchi.

Il secondo elemento fondamentale del benessere è l’ormone della serotonina. Questo trasmettitore adempie diversi compiti nell’organismo umano, primo fra tutti regola la nostra disposizione dell’umore. Il livello di serotonina varia in funzione della quantità di luce solare naturale, in modo tale che in estate è a disposizione una porzione extra di questo neurotrasmettitore.

Il terzo fattore efficace sulla polarità dell’umore è la vitamina D3, che è prodotta dal corpo quando la luce del sole si propaga sulla pelle. In inverno ci sentiamo in primo luogo abbacchiati e tristi perché questo materiale difetta in conseguenza all’oscurità. L’apertura e la chiusura dei trasmettitori riguardano ogni persona, proprio come gli avvenimenti atmosferici.

In che modo la melanconia invernale si “insedia” su ciascuno di noi?
Da una parte ci sono persone che con l’avvento dei primi giorni di ottobre cadono prontamente a terra. Altre persone “sbottato” al primo cambiamento climatico, quando non riescono proprio muovere la massa nevosa che ricopre la loro macchina. Che cosa differenzia queste due tipologie di soggetti?

Ipotesi di trasmissione generazionale
La “meteolabilità” individuale dipende da diversi fattori, non meno dal tipo di esperienza che abbiamo sperimentato e imparato dai genitori, in fanciullezza. Per esempio come i nostri genitori si lamentavano sulla primavera guastata dalla pioggia. A riguardo sono interessanti i risultati cui giungono gli psicologi dello sviluppo dell’Università di Tilburg (Paesi Bassi): nel 2013 Theo Klimstra e i suoi colleghi invitarono 500 uomini e 500 donne adulte con le loro madri, a compilare un questionario e a fare delle stime sulle disposizioni del loro umore.

Il gruppo di ricerca identificò diverse tipologie di “profili” legati al tempo meteorologico. Circa il 50% si mostrava in sostanza non influenzato dalle condizioni atmosferiche, mentre l’altro 50% era così ripartito: una parte“sbocciava” con il sole e le temperature calde, alcuni erano “a terra” a causa del tempo guastato e la parte restante dichiarava di “detestare la pioggia” perchè si abbatteva sul loro umore. I profili dei figli coincidevano con quelli evidenziati dalle rispettive madri.

Lo studio rivela inoltre che il bel tempo e la perturbazione meteorologica sono in linea di massima una “questione d’opinione”, in altre parole la natura di questa influenza ha a che fare probabilmente con l’atteggiamento o forma mentis.

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Una terapia per il disturbo affettivo stagionale?
Negli anni Ottanta la terapia della luce è stata riconosciuta quale mezzo efficace per combattere i sintomi del disturbo affettivo dell’umore.
L’apporto di luce attiva i fotorecettori nella retina, le cosiddette cellule gangliari retinali. Queste comunicano al cervello la porzione extra di luce, perché la produzione dell’ormone del sonno, la melatonina, sia bloccata nella ghiandola pineale. Quando la luce solare diminuisce oppure nell’oscurità, il meccanismo s’inverte.

Come evidenzia un gruppo di scienziati dell’Università di Oulu (Finlandia), le proteine recettrici esistono non solo nell’occhio ma anche altre sezioni del cervello stesso sono sensibili alla luce. La luce può attraverso il canale uditivo raggiungere le aree del cervello sensibili e dunque “schiarire” l’umore. Per far fronte alle perturbazioni del tempo e alle sue ricadute sull’umore vale la pena di citare alcuni utili accorgimenti.

D’estate è consigliabile fare passeggiate all’ora di pranzo quando il sole è alto nel cielo e rimanere all’aria aperta il più a lungo possibile senza trascurare l’esercizio di una regolare attività fisica.

Durante l’inverno è opportuno programmare vacanze in luoghi dove il giorno sia lungo. L’allestimento della cucina è altrettanto importante: fate in modo che la luce naturale illumini bene la stanza e, se necessario, recidete i rami degli alberi e i cespugli intorno alle finestre. Le pareti andrebbero dipinte con colori chiari e con tinte piacevoli all’occhio. Non trascurate gli aspetti positivi dell’inverno come il fuoco del camino e la lettura di un buon libro. Se tutti i precedenti rimedi falliscono, se possibile, trasferitevi in un luogo con clima assolato.

Conclusione
L’arrivo della primavera comporta quasi per tutti un aumento del tono emozionale, come se questo fosse decisivo per raggiungere lo stato di benessere con il quale siamo abituati ad attraversare la vita. In modo analogo l’avvento dell’autunno favorisce la disposizione della persona al cosiddetto “disturbo dell’umore stagionale” (S.A.D.).
Sulla natura di questa sindrome, le neuroscienze evidenziano il ruolo chiave di tre componenti biologiche che agiscono in modo diverso sul cervello in funzione del quantum di luce. Tuttavia, l’ipotesi neuro-scientifica appare in sé riduttiva. Di fatto, la psicologia, poiché disciplina dotata di rigore scientifico, non può esimersi dal considerare altre chiavi di lettura del problema.  Il cielo nuvoloso porta effettivamente a sentirci “tristi”? Vale quindi la “formula” diretta causa-effetto:  la modificazione tempo atmosferico porta come conseguenza  un’alterazione dell’umore? Oppure, diversamente, tale perturbazione potrebbe essere re-interpretata  in termini di “ significati” e vissuti personali legati alla storia di vita dell’individuo? Da queste domande è possibile trarre delle luci per analizzare con maggiore consapevolezza le ricerche sull’argomento.

fonte: medicitalia.it

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